Spesso mi ritrovo a riflettere sul senso delle guerre. Mi capita di farmi domande a cui so, in cuor mio, che non troverò mai risposta. Ma continuo a cercarle, come se quel tentativo potesse, almeno, restituirmi un senso.
E ogni volta ritorno al punto di partenza, con una domanda semplice ma lacerante:
Ma queste guerre… le abbiamo chieste noi? Le abbiamo decise noi?
E, soprattutto: per cosa ci si batte davvero?
Non riesco a trovare risposte che non siano tragicamente negative. Si combatte per potere, per interessi, per dimostrare qualcosa. Ma quel “qualcosa” ha il sapore amaro del sangue e della paura.
I “potenti” del mondo… ma poi, mi chiedo, sono davvero potenti? O stanno solo ostentando forza, fingendo di avere un controllo che, in fondo, non appartiene a nessuno?
Io non sono potente. Sono una persona mite. Cerco di essere gentile, di dire grazie, di chiedere scusa. Di passare nel mondo disturbando il meno possibile.
E forse proprio per questo non riesco a rassegnarmi all’idea che la guerra sia inevitabile. Perché io non la voglio. E, se mi guardo intorno, credo che nessuno la voglia davvero.
Provo a mettermi nei panni di chi, all’improvviso, si ritrova nel posto sbagliato, nel momento sbagliato. Gente comune, senza bandiere, senza ideologie, senza schieramenti. Solo persone che volevano vivere, lavorare, amare, portare i figli a scuola, tornare a casa.
E invece si trovano a dover fuggire, a nascondersi sotto a un bunker – se ce l’hanno – o, peggio, a morire.
Perché la guerra non ha volto, ma ha sempre vittime.
E poi ci sono le guerre quotidiane. Quelle che ci sorprendono nel nostro stesso Paese. Quando un carabiniere viene ucciso da un altro uomo.
Un uomo che, forse, stava già combattendo la sua guerra personale. Ma quel carabiniere no. Lui no. Lui stava cercando la pace. Quella che, giorno dopo giorno, provava a difendere.
E allora mi chiedo: dov’è la nostra umanità?
So che non posso cambiare il mondo. Ma queste parole vogliono essere un invito a riflettere.
A fermarsi, anche solo per un attimo.
Perché c’è una guerra che possiamo ancora evitare.
Non quella dei missili e dei carri armati – quella è lontana, fuori dal nostro controllo.
Ma la guerra che incontriamo ogni giorno, per strada, al supermercato, al bar, allo stadio, in ufficio, al mare.
La guerra fatta di rabbia, di egoismi, di indifferenza, di odio gratuito.
Quella è la nostra guerra.
E quella, possiamo scegliere di non combatterla.
Le altre guerre, quelle dei “potenti”, resteranno – come sempre – fuori dalla storia della gente.
Nessuno si ricorderà di loro per ciò che hanno distrutto.
Perché dalla guerra non nasce mai nulla di buono, di giusto, di umano.

Di recente ho letto La strada giovane, e Nino – il protagonista – mi è rimasto dentro.
Un ragazzo vero, fragile e puro, travolto dalla paura di un mondo in cui “tutti avevano paura di tutti”.
E dove l’unico rimedio sembrava essere “sparare per primi”.
Forse avrebbe dovuto farlo anche lui.
Eppure no. Non lo ha fatto. E in quella scelta c’è tutto il peso, e tutto il valore, della pace.
Spero, con queste righe, di averti trasmesso il mio senso umano.
La mia onestà. #pace #controilconflitto #riflessioneumana
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