Sveglia presto.
Sono metodico, quasi rituale. Barba, doccia, colazione e via. Ore 7:45, Conegliano mi aspetta e la strada, oggi, è lunga.
Il tratto autostradale che percorro è uno di quelli che affronto raramente. Qui, nel profondo Nord, la mia Calabria sembra lontanissima.
Cambiano i paesaggi, cambiano le luci, cambiano gli stimoli. E ogni volta, cambiano anche le storie da raccontare.
Ma l’emozione di oggi ha un nome diverso: incidente.
Con tutti i chilometri che percorro ogni settimana, può capitare. Nei pressi di Padova, la mia marcia si arresta. L’anticipo di un’ora che avevo accumulato si dissolve in una fila lenta e interminabile.
Decido di uscire dall’autostrada, tentare la sorte su una statale. Ma evidentemente l’idea è stata condivisa da molti, e la situazione non migliora.
Finalmente, la strada torna a respirare.
Scorrono i cartelli di località che fino a oggi erano solo nomi su una mappa: luoghi mai toccati, che ora si affacciano nella mia memoria.
Ore 11:00 in punto, arrivo a destinazione. Anche oggi… ce l’ho fatta!
La scuola è diversa da tutte quelle che ho visto nei giorni scorsi.
Sembra una villa antica, immersa nel verde, raffinata ed elegante. Un vialetto discreto mi conduce agli uffici dove mi attendono, già pronti, un gruppo di docenti.
Preparo il materiale, l’incontro è tecnico, mirato. Me ne accorgo subito: domande precise, competenze già in campo. Capisco che hanno già avuto modo di conoscere il nostro progetto, e quando mostro loro soluzioni concrete a ogni quesito, nei loro sguardi leggo soddisfazione.
La formazione scorre veloce. Ogni loro richiesta ha trovato risposta.
I docenti salutano con gratitudine e lasciano l’aula.
Resto qualche minuto a scambiare due parole con il vice preside: uno di quei colloqui che si trasformano in incontri veri.
Poi via, di nuovo in auto. La strada del ritorno mi attende.
Ce la farò?
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