Il multitasking ci rovina.

Siamo un po’ tutti vittime del multitasking quasi costretti ad utilizzarlo.

Del resto è un po’ la caratteristica della nostra società e dei tempi che viviamo.

Fare di più, produrre di più, non perdere occasioni, essere iperconnessi. Però sul piano neurologico il multitasking è una cosa inesistente. È in realtà un semplice susseguirsi di distrazioni… di passaggio da un compito all’altro e molto probabilmente fare più cose insieme, fa si che effettivamente se ne facciano di più, ma probabilmente vengono fatte tutte peggio.

Evidentemente tutto questo non ci fa bene, perché risulta essere un’altra occasione nella quale usiamo il nostro corpo, il nostro cervello, in una modalità per la quale non sono stati disegnati.

Il multitasking finisce per danneggiare il nostro cervello perché ci stanca, perché aumenta i livelli di stress a cui siamo esposti.

Sappiamo benissimo che questo livello di stress, cronicamente alto, è una delle ragioni principali per cui andiamo in cerca di meccanismi di compenso (es. la sigaretta, l’alcol, il cibo sbagliato, lo stare seduti troppe ore sul divano). Sono tutti “effetti collaterali” del sovraccarico di stimoli.


“È stato uno dei miei mantra, concentrazione su una cosa e semplicità.”

Steve Jobs

Ognuno di noi ha una “dose” di multitasking alla quale non può rinunciare, ma spesso ce lo andiamo a cercare e questo compromette anche un po’ la propria immagine.

Non c’è momento della giornata in cui non “messaggiamo”, leggiamo la posta, “chattiamo”. Ma ci solo illudiamo di fare più cose, perchè il nostro cervello non è “pensato” per il multitasking.

Quando si vedono persone per strada che camminano per andare al lavoro, che guardano il telefono e quasi vanno a sbattere contro un ostacolo perché non capiscono dove stanno andando, forse qualche domanda dobbiamo porcela.

Insomma, la ricerca frenetica del “più”… più cibo, più connessione, più Like, più soldi, più oggetti… tutto “più” rischia veramente di farci del male.

Multitasking

La felicità, l’armonia, la connessione con sé stessi, le relazioni, non sono figli del “più” ma sono figli del “meglio”.

Sono tutte esperienze che diventano fondamentali per noi, nel momento in cui sono veramente appaganti. Non tanto perché le abbiamo avute, ma perchè siamo stati consapevoli di viverle.

La vita non è un semplice “accumulo” di Like su una pagina Social, ma qualcosa di più complesso e dipende da noi a cosa dare il giusto peso.

E se noi diamo più importanza al “quante cose facciamo” invece di dare il giusto peso a “quanto bene facciamo le cose”, molte di queste esperienze passano ma non ce ne rendiamo conto.

Insomma l’impressione è di una società che ha deciso di privilegiare la quantità a discapito della qualità.

Un cervello sovraccaricato dal multitasking fa molta fatica a percepire le esperienze che sta vivendo per quelle che sono.

Diventa tutto un po’ grigio. Una ripetizione giorno dopo giorno di una serie di gesti che vengono fatti perché devono essere fatti e di cui veramente ben poco ci rimane dentro.

Sicuramente la consapevolezza è la chiave per vivere una bella vita. Consapevolezza di ciò che mangiamo, di ciò che facciamo delle esperienze che viviamo. #diariodiunviaggiatorescolastico

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *