Smarrire il centro

L’ importanza della relazione educativa nell’ era dell’ istruzione digitale.

di Simona Marinelli

In questo mite inverno di metà febbraio le nostre scuole sono affannosamente alle prese con l’elaborazione del progetto di massima da inserire sulla piattaforma Futura del PNRR, che ci consentirà di accedere ai cospicui finanziamenti stanziati dal “Piano europeo di azione per l’educazione digitale 2021-2027” finalizzati alla promozione dello sviluppo di un ecosistema altamente efficiente di istruzione digitale.

Le parole “chiave” di questi giorni, che circolano tra gli innumerevoli webinar da soluzioni “chiavi in mano” e che si inseguono e rimbalzano tra gli atri e i corridoi, sono “target” e “milestones”, insieme ad “ambienti digitali innovativi”, “aule fisse” e “soluzioni ibride”, sistema “DADA” e “trasformazione delle classi tradizionali”.

La ricerca affannosa di soluzioni adatte ai diversi contesti scolastici e al contempo rispondenti agli ambiziosi criteri delle azioni del “Piano Scuola 4.0” rischia però di farci perdere di vista la vera finalità del nostro agire quotidiano e del nostro “fare scuola”, che è la relazione educativa.

Ma cos’ è veramente la relazione educativa?

Secondo il dizionario Simone la relazione educativa “è un particolare tipo di legame tra educatore ed educando che si instaura spontaneamente o che viene costruito intenzionalmente dall’educatore, tramite il quale avviene il processo di socializzazione, di trasferimento delle conoscenze e di trasformazione del sapere in competenze.

Relazione educativa

Le componenti caratterizzanti la relazione educativa sono di natura affettiva e sociale e il bravo educatore è colui che sa coniugare queste componenti commisurandole ai reali bisogni del singolo allievo che si trova davanti.

Non c’è dubbio che la creazione di un ambiente di apprendimento stimolante e costruttivo rivesta un’immensa importanza nel processo di sviluppo fisico, intellettuale, emotivo e sociale degli allievi.

Ma nella nostra ricerca di arredi modulari e flessibili, dispositivi digitali, realtà virtuale e aumentata, cataloghi di risorse digitali, dovremmo cercare ostinatamente di non “smarrire il centro”.

Di non dimenticare cioè che il nostro compito di educatori è strettamente correlato al bisogno che ogni individuo (bambino o adulto) ha di sviluppare in maniera integrale e armonica la propria personalità e per farlo deve vivere esperienze autentiche, con educatori che siano in grado di favorire il confronto e che costruiscano sapientemente e professionalmente il legame su lealtà e chiarezza.

Costruire lo “spazio” come “terzo educatore” (secondo la definizione di Loris Malaguzzi) influenza in modo significativo l’apprendimento e l’insegnamento, ma è la relazione educativa che favorisce un concreto processo di socializzazione, di trasferimento di esperienze e conoscenze, in cui l’individuo non ha timore di confrontarsi, di mettersi in discussione con i valori che rendono l’uomo un individuo unico, originale e soprattutto pensante.  #PNRR #scuolafutura


Simona Marinelli : laureata in Lettere moderne nel 1999, faccio il mio primo ingresso nel mondo della scuola nel 2004, dove insegno per undici anni italiano storia e geografia nella scuola secondaria di I grado. Dal 2015 ricopro il ruolo di dirigente scolastico presso un Istituto comprensivo della provincia di Pescara. Da sempre appassionata di musica e poesia, cerco di portare questa inclinazione al “sentire” in ogni aspetto della mia vita.

Le nuvole sono un azzurro visto di schiena” (da “Il giorno nuovo” di Pierluigi Cappello).

1 commento su “Smarrire il centro”

  1. Sono un’insegnante dell’Istituto Comprensivo di Città Sant’Angelo e sono fortunata ad avere una Dirigente così profondamente interessata al benessere e allo sviluppo armonico di ogni alunno. Condivido il suo pensiero soprattutto quando esprime la necessità di non perdere di vista il punto centrale dell’intero discorso educativo: arredi adeguati, ambiente digitale, stimoli adeguati sono importanti, ma se non si realizza quel legame spontaneo di fiducia e di empatia, con e per l’allievo, ogni buon proposito viene a perdere il suo vero valore e la sua efficacia.
    Grazie.
    Maestra Elena

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